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Gioca a una punta sola (Jovanotti) la squadra di Carlo Conti all’esordio di un Sanremo, il 75°, apparso asciutto, essenziale, e per questo veloce. Un Frecciarossa con poche fermate che ha permesso l’esibizione di ben ventinove artisti “in un tempo piccolo”, per dirla con Califano. Pochi fronzoli e “no perditempo” che avrebbero appesantito la macchina dello show (e sacrificato i risparmi di mamma Rai). Tutti contenti, quindi? Forse no, a molti è mancata la spontaneità e l’imprevedibilità di Ama e Fiore dell’ultimo lustro canoro. Ma ci sono anche quelli ai quali piacciono le canzoni tout court e il direttore artistico gliele ha servite in maniera impeccabile.
Al costo di tappare la bocca, all’occorrenza, perfino ai co-conduttori. Bravi, a proposito, lo zio Gerry e la Clerici, che ha evocato quel “sa di sugo” di qualche edizione addietro. Lorenzo Jovanotti è stato il mattatore della serata. Jova, di minuti, ne ruba ventotto, tutti godibilissimi. E tutti carichi di energia, quella positiva, che solo lui sa trasmettere. Vestito da cioccolatino, ha entusiasmato l’Ariston, dentro e fuori, e i fans a casa. Rischiando di farsi male ancora. E quando cita l’asticella, portata in alto da Amadeus, Conti quasi balbetta.
Per fortuna c’era Gimbo Tamberi, che nel campo è abbastanza ferrato. Il campione azzurro, apparso piuttosto a disagio, ha promesso di esserci, a Los Angeles 2028. Poco prima, un momento a dir poco singolare. Sugli schermi è apparso Papa Francesco. Al festival, una prima assoluta per un pontefice. Peccato che del messaggio, sulla importanza della musica quale strumento di pace tra i popoli, sia stata messa in dubbio la data. Per qualcuno (Dagospia) quel video risalirebbe allo scorso maggio, in occasione della Giornata Mondiale dei Bambini. Trasmesso, dunque, all’insaputa di Bergoglio. Secondo Conti, apparso dispiaciuto nella conferenza stampa di stamattina, quel videomessaggio porta la data del 1° febbraio. “Semplicemente folle dubitarne” dice.
Quella che invece è parsa autentica, ma non priva di retorica, è l’esibizione in coppia di Noa e Mira Awad. La cantante israeliana e quella palestinese hanno cantato l’iconica Imagine di John Lennon, in arabo, in ebraico e in inglese. Ma, anche qui, non mancano polemiche e sospetti. Pare che la Awad sia palestinese solo di origine. E il suo passaporto sia israeliano.
Sono ventinove i cantanti in gara, come si diceva. Dai trenta previsti si è autoescluso, per le note vicende di queste settimane, Emis Killa. Oltre ai veterani Ranieri e Marcella ci sono gli immancabili favoriti. Quest’anno il ruolo è ricoperto da Giorgia, Achille Lauro e Simone Cristicchi. Manco a dirlo, i tre fanno parte del quintetto che comanda la classifica dopo la prima serata. Gli altri due sono Brunori sas e il sorprendente Lucio Corsi. Per entrambi, questa è la prima volta all’Ariston. Giorgia è sicuramente un tantino sopra gli altri, l’interpretazione è sublime ma pure il testo non è da meno. Le parole di Cristicchi però sembrano le più belle, di facile presa e commuovono il pubblico, sia in sala che a casa. Ma qualcuno, sui social, lo accusa di avere strumentalizzato la malattia della madre. Succede. Anche Fedez subisce lo stesso trattamento. Nel brano “Battito” si parla infatti di depressione ma anche di una donna che non esiste, o che esiste eccome. Quello del rapper è un periodo piuttosto travagliato e l’imbarazzo e l’emozione con cui si esibisce non sfuggono all’occhio attento dello spettatore. Ora l’Italia canora, e non solo, aspetta compatta la seconda serata sanremese.
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