La proposta di Gianni Morandi che avrebbe voluto cantare Bella Ciao durante il Festival di Sanremo 2011 ha avuto le sue ripercussioni nel mondo dello spettacolo e della politica. Era inevitabile che fosse così. Da subito coloro che stanno a destra hanno gridato al complotto comunista e ad un servizio pubblico sempre più controllato dai ‘Rossi’. Niente Bella Ciao al Festival se non accompagnata da Giovinezza, canzone simbolo del fascismo. E allora ecco che quelli di sinistra hanno gridato allo scandalo e paventato timori di infiltrazioni fasciste. Oliviero Diliberto, segretario nazionale del PDCI, in risposta al CDA Rai ha sferrato un duro attacco: “Invito tutti gli uomini e le donne che si riconoscono nei valori della Costituzione e nell’antifascismo a biocottare il Festival di Sanremo”. La sua nota poi continua: “Spegnete la televisione, guardate un altro canale, accendete la radio, leggete un libro. Tutto, ma non guardate Sanremo e invitate gli amici a fare altrettanto”. Alla fine, nella diatriba tra Bella Ciao e Giovinezza (che evoca momenti storici da guerra fredda che sembrano obsoleti anche dal punto di vista della terminologia utilizzata) vince la par condicio: non si canta né l’una, né l’altra. L’errore sta nel presupposto e nel preconcetto che porta ad indicare una canzone come simbolo di un’ideologia o di un credo politico. Se non si fa parte di quel credo, allora quella canzone è portatrice di male. Bella Ciao è una canzone che chiunque, di destra o di sinistra, ha cantato almeno una volta nella vita. Giovinezza? Mi dispiace, non la conosco. Nemmeno per sentito dire.
Marco Pesino
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