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A scatenare il tutto è stata Irene Fargo con il suo racconto. Nel 1991 arrivò seconda nelle grandi proposte di Sanremo e, per la prima volta, volle aprire il suo cuore per affrontare il dramma delle violenze subite dal marito. «E’ il 1997, ho avuto una bimba e mi si vedeva in tv. La mia carriera andava a gonfie vele, la mia vita era idilliaca, lui era una persona straordinaria come credo che sia ancora ma nella vita si fanno degli errori e spesso chi fa gli errori è chi ti sta vicino, conosce tante cose di te che non riesce a capire che tu sia una persona diversa da lui». Poi, prosegue dicendo: «La violenza è stata proprio negli ultimi anni, prima nonostante le liti non aveva mai alzato le mani, la violenza può essere espressa in tanti modi anche un silenzio può essere una violenza. Non potevo credere che fosse successo a me, tentavo di costruire un rapporto anche essendo sottomessa, il primo episodio è anche stato il più tremendo. La volta in cui è stato molto più violento, pensavo fosse arrivato il momento in cui avrei perso la vita».
Subito dopo il racconto, a rompere il ghiaccio ci pensa Vittorio Sgarbi, il quale replica il fatto di trattare temi di tale portata in maniera così superficiale davanti alle telecamere, lasciando loro il tempo che si trova, niente di più. E poi, cosa resta alla fine? Ma non finisce qui; il nostro Sgarbi prosegue, sempre più acceso a proposito dell’inutile violenza, urlando contro «pettegola, non faccia la guardona» ad una signora del pubblico che aveva criticato il suo intervento. Ecco offerta la possibilità di commentare a Daniela Santanchè, la quale dice: «Sono molto dispiaciuta. Di Vittorio Sgarbi sono anche un’amica e avendo detto queste parole e con questo atteggiamento nei confronti di un argomento così, spero che non venga confuso con uno dei tanti mariti che continuano a ritenere superfluo il fatto di affrontare il tema della violenza domestica sulle donne».
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Sgarbi accende i toni come impazzito: «E’ superfluo il vostro commento. Bastano le donne a dirlo. Non c’è bisogno di te che ti metti a fare il commento. E’ ovvio che ci si deve indignare. Chiunque si indigna. Vergognati! Vergognati di usare questa povera donna. Vergognatevi di stare lì a dire queste cose! L’indignazione è nel racconto non c’è bisogno del commento. Non serve. Siete inutili! Perdete tempo. Vai a educare i tuoi figli. Le sappiamo benissimo queste storie. I giornali, le televisioni, i libri sono pieni di queste storie. La vostra indignazione è inutile».
Si viene a creare, più che un dibattito, una situazione di caos totale in studio e la D’Urso cerca di riportare la calma ma il suo sforzo è vanificato dalla furia Sgarbi. Intanto, Gaimpiero Mughini, che cercava di infilarsi nel discorso, non riesce a dire la sua e, dalla rabbia, si alza in piedi per abbandonare lo studio e poi si siede di nuovo. Presa finalmente la parola, dice: «Se uno viene ad una trasmissione sapendo quale è il tema, viene pagato per affrontarlo, si attiene a quel tema e sta retto, senza impazzire e dare in escandescenze!» Il suo intervento viene ricoperto di applausi mentre Sgarbi e gli altri intonano ancora urla dando libero sfogo alla confusione più totale. Ecco cosa ribatte Vittorio: «Sarai pagato tu, io non conoscevo il tema, e non sono pagato. Sarai pagato tu! Io sono qua a parlare di cose utili e la vostra conversazione, invece, è puro pettegolezzo! Roba retorica e inutile! La violenza nelle case la sappiamo perfettamente e non c’è bisogno né di Mughini, né della Santanché».